Bill Murray e la “pratica deliberata”
RICOMINCIO DA CAPO!
Nel film “Ricomincio da capo” vediamo il protagonista (Bill Murray) che si ritrova in una specie di incantesimo: deve rivivere ogni giorno lo stesso giorno fino a scoprire un prezioso insegnamento sulla vita. Quindi ogni mattina si sveglia alla stessa ora, ha sempre gli stessi impegni, le persone che incontra dicono e fanno le stesse cose e il mondo attorno a lui è sempre uguale.
Dopo un iniziale smarrimento, comincia ad ambientarsi all’interno di quelle 24 ore che si ripetono sempre identiche. Capisce che ha un certo margine di libertà e inizia fare ogni giorno qualcosa di diverso. Così a impara un sacco di cose, comprende sempre di più la sua situazione, fino a raggiungere l’intuizione finale.
SEMPRE LO STESSO GIORNO
Anche per noi che non viviamo in un film, l’impressione di trovarsi sempre nello stesso giorno non è poi così insolita. Di solito è la sensazione che proviamo quando abbiamo un obiettivo che ci sembra molto lontano oppure quando proprio non abbiamo un obiettivo. L’effetto che procura di primo acchito in genere è lo smarrimento, proprio come avviene a Bill Murray nel film. Ma proprio come il protagonista di “Ricomincio da capo”, possiamo volgere la situazione a nostro vantaggio.
La vita di un atleta (ma anche di uno studente o di un lavoratore) può essere molto ripetitiva e il rischio di “addormentarsi” nella routine è reale, col risultato di “svegliarsi” un giorno, guardarsi indietro e realizzare di non aver espresso il 100% del proprio potenziale. Infatti ogni situazione ripetitiva, per sua natura ha un potere ipnotico: porta a dimenticare gli obiettivi, avere cali di impegno e di quel sano entusiasmo (eustress) che è collegato a una vita appagante e all’espressione di noi stessi.
DIFENDERSI DALLA ROUTINE
Questi sono tutti pericoli reali contro i quali uno sportivo che vuol vivere l’agonismo e dare il massimo, deve difendersi. Per questo nei percorsi di preparazione mentale una delle prime abilità che vengono insegnate all’atleta è la definizione di obiettivi temporizzati a lungo, medio e breve termine.
Una delle chiavi dell’efficacia di questo esercizio (denominato goal setting) consiste nel fatto che per un atleta è fondamentale:
- da una parte concentrarsi sul presente più immediato (per esempio un allenamento);
- dall’altra avere la consapevolezza che l’oggi è solo una pagina dell’agenda che si conclude con l’obiettivo a lungo termine (per esempio una gara o la fine del campionato).
Si tratta quindi di distribuire le energie nel tempo in modo equilibrato e un atleta è capace di farlo quando le idee dell’obiettivo a breve termine e a lungo termine sono ben chiare e ben connesse nella sua mente.
Questa dinamica individua con chiarezza il percorso che tutti ci troviamo a fare quando vogliamo realizzare obiettivi che vanno oltre le nostre capacità, come conquistare una nuova abilità, superare una prova o diventare atleti migliori. Ci esercitiamo con costanza, migliorando per prove ed errori, controllando le nostre performance e correggendo i difetti. Queste sono le basi della cosiddetta pratica deliberata.
OLTRE LA COMFORT ZONE
Molti campioni (ma in generale di tanti atleti) hanno iniziato a fare il loro sport senza particolari predisposizioni ma infiammati da un unico obiettivo: diventare come il loro mito. Così sono scesi in campo e con pazienza, provando e riprovando, hanno iniziato a migliorare continuamente.
Ovviamente non tutti possono diventare Ronaldo o Michael Jordan, tuttavia seguire un piano di azione che comprende la pratica deliberata ci consente di massimizzare i risultati in proporzione al tempo a disposizione, agli sforzi impiegati e alle predisposizioni personali.
Ottenere una ricompensa immediata da un allenamento (per esempio il coach che dice “bravo!”) dà soddisfazione e aiuta a sentire meno la fatica ma integrare gli allenamenti con un obiettivo a lungo termine offre l’opportunità di migliorare in modo esponenziale le nostre abilità.
Se ogni settimana andiamo a tennis 3 volte, questa diventerà un’abitudine: dopo ogni allenamento ci sentiremo piacevolmente sfiniti e carichi di endorfine. Se aggiungiamo altri esercizi finalizzati a raggiungere una dopo l’altra le abilità del grande tennista, controllando i progressi, allora la nostra curva di miglioramento si impennerà.
Inserire nella routine d’allenamento degli obiettivi difficili, che ci portino oltre la “zona di comfort”, oltre ciò che sappiamo fare, impegnarsi a superare i nostri limiti: questo è il surplus che ci permette di metterci alla prova, di affermare noi stessi e di esprimerci al 100%.
PICCOLI PROGRESSI QUOTIDIANI
Quando ti alzi al mattino ogni giorno, e anche se fa freddo indossi pantaloncini e scarpette per andare a correre cercando di fare sempre un po’ meglio, cercando di migliorare la tua prestazione.
Sicuramente sia la creazione di un’abitudine che il miglioramento di un’abilità non avviene da un giorno all’altro: quanto tempo hai impiegato per fare le prime trazioni alla sbarra? O quanto tempo ti è servito per imparare a nuotare? Perciò quando ti metti in testa di migliorarti non ti aspettare di farlo da un giorno all’altro, senza sforzo, facilmente.
Come avrai visto nel film, il protagonista di “Ricomincio da capo” per capire qual è il suo scopo impiega giorni, mesi… alle volte anni. Quanto tempo ha impiegato Michael Jordan per diventare chi è stato? E Phelps? I più grandi, quando si sono trovati davanti alle difficoltà o alle imperfezioni non si sono fermati, ma hanno continuato ad andare avanti, migliorandosi, e così come stai facendo tu, impegnandoti giorno dopo giorno in una pratica deliberata che sposterà la tua asticella sempre più in alto, sempre un passo avanti dal giorno precedente e sempre più vicino al tuo mito.
Articolo a cura del dott. Umberto Tagliasacchi, Psicologo
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