Karate: passione che toglie il respiro – INTERVISTA A SIMONE MARINO
Intervista a SIMONE MARINO, 21 anni, karateka atleta dei Carabinieri dal 2017.
1. Ciao Simone, e grazie da parte di tutto lo staff del Centro Mental Training per aver accettato di rispondere a questa intervista. Sei un atleta giovanissimo con già diversi risultati importanti alle spalle: campione d’Europa 2017 e vicecampione del mondo 2017. Immagino che il Karate oggi sia la tua vita, ma come è iniziato tutto? In che modo ti sei avvicinato a questo sport e chi era Simone prima di diventare “King Maro” ?
La mia passione è nata quando ero bambino, giocando e guardando film di arti marziali, di Jackie Chan e Bruce Lee. Un po’ per i film, un po’ simulando ciò che vedevo è iniziata questa passione poiché ero già scalmanato a quell’epoca! Iniziai le lezioni di karate al Kodokan Firenze e a quei tempi ero allenato da Nicola Ciarloni. E’ lì che ho conosciuto Francesco Puleo che era ancora un atleta e poi è diventato il mio maestro. Quel gioco iniziale è diventata la mia passione che si è conservata fino ad oggi.
2. Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di arrivare alle olimpiadi di Tokyo 2020 dal momento che sarà il primo ingresso del karate nella storia dei giochi olimpici. E chissà… vincere una medaglia sarebbe il coronamento di questo sogno, e riuscire a toccare con mano il podio olimpico sarebbe un’emozione indescrivibile che al solo pensiero mi toglie il respiro.
3. Quali sono le figure che ti sono state accanto o che ti sono vicine in questo tuo percorso di crescita come karateka e quanto secondo te hanno influito sui tuoi traguardi?
Le figure per me più importanti sono per prima cosa i miei genitori,che rappresentano il primo pilastro; grazie a loro ho partecipato a tante gare sin da piccolo e questo mi ha permesso di iniziare a fare esperienza e arrivare all’agonismo professionistico. Poi quando tornavo a casa dopo una sconfitta erano loro che per primi mi consolavano e mi incoraggiavano. Poi Francesco Puleo, è sempre stato presente come maestro ed è stato sempre pronto a sostenermi quando ho pensato di toccare il fondo e mollare tutto. Mi diceva: “continua perché ce la fai” e infatti spesso ha avuto ragione e tutt’ora ha ragione. Poi ci sono tutti i miei compagni del Team Karate Puleo, che ormai sono diventati “pezzi di cuore” come fratelli, e insieme a loro i genitori che a loro volta hanno contribuito a renderci una grande famiglia. Tutt’ora spesso organizziamo cene e feste.
4. Ad oggi quali sono i tuoi prossimi obbiettivi?
Il mio prossimo obbiettivo è il mondiale a Madrid, sarebbe il mio primo mondiale Senior cui possono partecipare solo gli atleti della Nazionale. Riuscire a vincerlo sarebbe un bel traguardo.
5. Durante il tuo percorso sei cresciuto in una importante società sportiva Toscana fin quando non hai accettato di entrare nel gruppo sportivo dei carabinieri l’anno scorso e da Firenze ti sei trasferito a Roma a soli 20 anni. In che modo ha influito su di te questo grande cambiamento, se lo ha fatto effettivamente?
Mah, non so dirti se in bene o in male, è ancora presto per dirlo, all’inizio ero tutto gasato e felice poiché è iniziata una carriera da sogno insieme al centro sportivo dei Carabinieri di Roma, ormai è la mia seconda casa. Poi dopo ho iniziato a sentire la mancanza della mamma, del babbo e del fratello a casa, l’ho accusata un pò. Quando rientro dopo una giornata di allenamenti non c’è più la mamma che prepara un piatto caldo, sistema i vestiti e mi aiuta a ritrovarli nell’armadio! Ma come si dice questo è quello che ti aiuta a diventare grande. Tutto sommato per adesso sto facendo una bella esperienza di formazione che aiuta a crescere e a fare le cose da solo indipendentemente dalla famiglia.
6. Quali sono dal tuo punto di vista le qualità mentali che un buon karateka deve avere?
Secondo me le caratteristiche che un buon karateka deve avere sono tre : il rispetto, la calma e la freddezza.
7. Cosa ne pensi della figura dello psicologo dello sport ? Ti è mai capitato di rivolgerti ad essa?
La figura dello psicologo nello sport è importante e a mio parere ogni atleta dovrebbe averne uno al suo fianco. Io ho fatto delle esperienze prima a Firenze e poi a Roma con lo psicologo della Nazionale, e devo dire che si traggono molti benefici, poiché un atleta è sempre pieno di complessi che si porta dietro e spesso influiscono sulla performance.
8. Per concludere ti chiedo secondo te qual è, se esiste, la variabile psicologica che sul tatami mette più in difficoltà un atleta e perchè?
Io credo che proprio per questi complessi che un atleta ha, che influiscono sulla prestazione in gara si può fare la differenza attraverso l’aiuto dello psicologo che aiuta a trasformarli in autostima. Quindi un atleta che ha fiducia nei suoi mezzi può senz’altro mettere in difficoltà l’avversario che lo percepisce e lo destabilizza.
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