212018Set
Il flow

Il flow


SU YOUTUBE

Se cerchiamo su internet dei video sul miglioramento della performance (nello sport, nel lavoro, nella vita in generale), troveremo un sacco di contenuti dedicati a un argomento chiamato “flow”.

Spesso sono interventi di autorevoli studiosi e grandi sportivi, altre volte sembrano far parte del “business della motivazione”.

Se approfondiamo la ricerca scopriamo che il flow non è un esercizio o un metodo, ma è uno stato di coscienza, una specie di “momento magico” in cui una concentrazione perfetta si associa alla massima soddisfazione: il risultato è una prestazione straordinaria.

Curiosamente, sono quasi tutti video in inglese: in italiano non c’è quasi nulla.

Ma cosa è di preciso questo flow? Come nasce? E perché è così importante?

COS’E’ LA FELICITA’?

Il flow è un argomento piuttosto complesso quindi per descriverlo con parole semplici è utile ripercorrere le indagini del suo massimo studioso.

L’ungherese Mihaly Csikszentmihalyi (1934), durante gli anni del secondo dopoguerra, aveva osservato una cosa: nonostante l’Europa fosse ancora distrutta, gli uomini e le donne impegnate nella ricostruzione apparivano felici. Questo fatto aveva esercitato una forte impressione su di lui e da quel momento aveva cominciato a porsi delle domande: cosa era la felicità? Cosa rendeva le persone felici? Aveva iniziato a studiare i filosofi, ma ben presto si era ritrovato al dipartimento di psicologia dell’università di Chicago.

IL FLOW

Per rispondere a quelle domande, Csikszentmihalyi si documentò per più di vent’anni. La ricerca più imponente fu senz’altro la realizzazione di quasi 10.000 lunghe interviste rivolte a una grande varietà di individui, dagli artisti agli scienziati, dai monaci tibetani ai pastori Navajo: persone diversissime tra loro ma accomunate dall’amore per le loro attività. Il risultato fu sorprendente: le risposte si somigliavano quasi parola per parola.

Ascoltiamo il racconto di un musicista:“[durante la composizione di un brano] ti trovi in un tale stato di estasi che ti senti quasi come se non esistessi (…). La mia mano sembra non avere legami con me, e io non ho nulla a che fare con ciò che sta accadendo. Me ne sto semplicemente seduto lì a guardare, in uno stato di timore reverenziale e di meraviglia. E tutto questo poi scorre via dileguandosi.”

Cosa rendeva le persone felici? Dopo tutte queste ricerche Csikszentmihalyi formulò una risposta davvero geniale, che metteva in luce il legame tra benessere e prestazioni eccellenti.

L’esperienza della felicità identificata dallo psicologo ungherese è un fenomeno articolato, costituito da diversi aspetti. Anzitutto si parte da un individuo con un buon grado di competenze che affronta un obiettivo difficile ma raggiungibile, una sfida percepita come “più impegnativa del solito ma fattibile. Ad esempio, per un musicista una sfida del genere può essere la composizione di un brano elaborato. A questo punto il sistema nervoso risponde con tre cambiamenti: a) entra in una piacevole calma; b) aiuta la concentrazione; c) mette a disposizione un eccezionale surplus di energia.

Il risultato è una performance straordinaria, vissuta in una specie di estasi. Secondo le ricerche di Csikszentmihalyi questa esperienza, più di ogni altra cosa, rende le persone felici.

L’essenza di questo stato interiore venne identificata in un flusso di attenzione continua quindi venne chiamato “flow”, flusso.

L’ONNIPRESENTE FLOW

Dopo questi risultati le ricerche si svilupparono ulteriormente: si scoprì che il flow era stato presente in tutta la storia dell’umanità e si poteva rintracciare in tutti i luoghi.

Nelle descrizioni antiche si trova spesso legato a esperienze di meditazione ma di per sé non è un dono infuso da un principio spirituale. Infatti il flow si può considerare come una specie di “regalo” che corpo ci offre ogni volta che mettiamo alla prova le nostre capacità, senza arrivare allo stress.

Si può entrare in flow in mille occasioni: durante lavori intellettuali o fisici, quando facciamo un viaggio, quando conosciamo una persona nuova o teniamo un discorso in pubblico.

IL FLOW NELLO SPORT

Le indagini sul flow hanno scoperto anche numerosi resoconti sportivi che coincidono con gli stati psicologici descritti da Csikszentmihalyi.  Alla luce di queste informazioni, gli psicologi dello sport hanno messo a punto dettagliati programmi di mental training per aiutare gli atleti a entrare in flow e quindi realizzare le peak performance.

Una volta scelto l’obiettivo adatto per innescare il flow, un atleta è capace di compiere prestazioni straordinarie in uno stato interiore di concentrazione perfetta, entusiasmo e consapevolezza della qualità della propria performance. Scopre allora di avere nuove energie delle quali non sospettava l’esistenza e le applica istantaneamente al compito. Intanto il tempo sembra scorrere in modo strano: a volte un secondo sembra lungo un minuto o più spesso 5 ore sembrano volare in 5 minuti.

Ma ascoltiamo le parole di 2 grandi campioni:

Era come se provassi una strana calma… una specie di euforia. Sentivo che potevo correre per tutto il giorno senza stancarmi e che potevo dribblare qualunque giocatore della squadra avversaria e quasi passare fisicamente attraverso di loro Pelè.

Continuavo ad andare sempre più forte… più veloce di chiunque altro… e improvvisamente mi sono reso conto che… guidavo attraverso una specie di istinto, solo che ero in una dimensione differente. Era come se fossi in un tunnel Ayrton Senna, sul GP di Monaco del 1988.

BEING IN THE ZONE

A partire dagli anni 2000 il concetto di flow vive una fortuna crescente. Nei paesi anglosassoni l’espressione “to be in the zone”, intesa come sinonimo di “to be in flow”, entra nel linguaggio comune, soprattutto sportivo. Si moltiplicano iniziative culturali, artistiche e perfino cinematografiche incentrate sul flow o su elementi ad esso legati, come ad esempio il film Limitless del 2011.

Intanto proseguono le ricerche in ambito accademico e non. Molti progetti sembrano a cavallo tra la filantropia e la speculazione. Tra più curiosi segnaliamo il “Flow Genome Project” di Steven Kotler, che mira a aumentare esponenzialmente le capacità umane sfruttando il “circuito del flow”. Infatti, la stessa sfida che oggi ci fa entrare in flow, domani sarà vissuta come una normale routine, quindi perderemo il flow e la soddisfazione che ne deriva. Per ottenerli di nuovo sarà necessario aumentare le competenze e scegliere sfide più difficili (ma sempre senza raggiungere uno stress eccessivo).

UN NUOVO MODELLO EDUCATIVO

Sicuramente le iniziative più belle in questo campo sono legate al mondo dell’istruzione e provengono da grandi nomi della psicologia come Howard Gardner, Martin Seligman o Daniel Goleman.

Howard Gardner, dell’università di Harvard, ha unito gli studi sul flow a quelli sulle intelligenze multiple e ha concepito un modello di educazione rivoluzionario.

Mentre il modello scolastico tradizionale vuole trasmettere conoscenze facendo leva su premi e punizioni (cioè il sistema dei voti), il nuovo modello di Gardner ha l’obiettivo di formare individui più liberi e padroni delle proprie facoltà mentali, in primis della motivazione.

Secondo Gardner bisogna partire dal profilo di competenze del singolo alunno e da ciò che egli ama fare. In base a queste informazioni si scelgono obiettivi che possano attivare il flow e si insegna a riconoscerlo e gestirlo. “La nostra speranza è che, riuscendo a entrare in uno stato di flow mentre apprendono, i bambini siano incoraggiati ad accettare sfide anche in altre aree.

Una prospettiva moderna ma coerente con un’antica massima della sapienza greca secondo la quale la mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da suscitare (Plutarco).


Fonti:

Flow, benessere e prestazione eccellente, Autori Vari, edizioni Franco Angeli;

Mihaly Csikszentmihalyi: Flow, the secret to happiness  https://www.youtube.com/watch?v=fXIeFJCqsPs

Steven Kotler: How to open up the next level of human performance  https://www.youtube.com/watch?v=7xnbUT3rOvQ&t=93s

Intelligenza emotiva, D.Goleman, edizioni Rizzoli;

Yoga pratici, Vivekananda, edizioni Astrolabio Ubaldini;

Tecniche di risveglio iniziatico, Tommaso Palamidessi, edizioni Archeosofica;

Paradiso, Dante Alighieri, edizioni La nuova Italia;

https://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_(psicologia)

Kobe Bryant explains “Being in the zone”  https://www.youtube.com/watch?v=wl49zc8g3DY



Lascia un commento

La tua mail non sarà pubblicata. Compilare i seguenti campi obbligatori: *


+ 3 = 7