Genitori invadenti… Come comportarsi?
Ciao sono un allenatore di pallacanestro. Allevo una leva del 2008 e ho un problema con in genitori dei ragazzi. Durante gli allenamenti sono spesso presenti e dicono ai loro figli cosa devono fare in campo distraendoli e minando la mia autorevolezza. Come posso fargli capire in maniera efficace che sarebbe meglio che non rimanessero al campo quando ci alleniamo?
Buongiorno,
la gestione delle dinamiche tra Società sportiva-bambino-genitore è una situazione che spesso ritorna nelle problematiche delle società che si impegnano nell’ambito importantissimo delle attività di base, ed al pari delle situazioni di campo, che richiedono studio e programmazione, richiede una gestione adeguata.
Premesso che la soluzione non è certo “l’esclusione” del genitore, è invece fondamentale un dialogo adeguato che anzi coinvolga il genitore, aiutandolo a riconoscere il percorso e la crescita (tanto individuale del proprio figlio, quanto di squadra) a cui il progetto della società punta e che renda quindi riconosciuta, e valorizzata nel suo ruolo di sostegno, la figura della famiglia.
Si può ad esempio pensare ad un incontro, già all’inizio della stagione, che coinvolga i genitori mostrando loro le “regole generali”, struttura e programma degli allenamenti, l’importanza del loro ruolo e li informi sugli spazi a loro dedicati (non è raro trovare genitori o accompagnatori presenti ad esempio a bordo campo). Questo, oltre a farli sentire coinvolti, motiva i genitori a sostenere la sempre maggiore autonomia che il bambino dovrà andare ad acquisire, facendoli integrare ad una struttura organizzativa più ampia, che è quella data dalla Società.
In corso di stagione potranno poi essere programmati degli incontri che spiegano su quali acquisizioni (siano esse tecniche-tattiche-comportamentali-fisiche etc..) si sta lavorando e che portano la figura del genitore ad essere un valore non tanto come secondo allenatore, ma come osservatore ed alleato di un progetto di crescita, di cui la Società Sportiva è responsabile, ma che egli potrà riconoscere e vedere realizzarsi davanti i suoi occhi in quanto è stato coinvolto attivamente e adeguatamente “formato” per poterlo vedere, riconoscere e sostenere.
La collaborazione con uno Psicologo dello Sport rende poi decisiva questa tipologia di lavoro, attraverso la strutturazione di una vera e propria “scuola dei genitori” che, attorno alla figura centrale e di primario interesse che è sempre il bambino, fa emergere il valore di tutte le figure presenti (genitori, tecnici, società etc.) attraverso il riconoscimento, guidato da un professionista, dei bisogni evolutivi e di crescita del piccolo futuro atleta, rispetto a cui allora si può lavorare in sinergia e nel rispetto di ruoli e competenze.
Articolo a cura di Centro Mental Training
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