Canoa: equilibrio e determinazione – INTERVISTA AD ANTONIO ROSSI
Antonio Rossi è stato un’atleta di punta della Nazionale Italiana di Canoa Kayak, conquistando innumerevoli titoli a livello mondiale ed olimpionico.
Ricordiamo i successi olimpionici: bronzo Barcellona 1992 in k2 con Bruno Dreossi, oro Atlanta 1996 sia in k1 che k2 con Daniele Scarpa, oro Sydney 2000 in k2 con Beniamino Bonomi e argento, con la medesima barca, ad Atene 2004.
Atleta della Guardia di Finanza, conclusa la carriera sportiva ha intrapreso quella politica.
- Quando e come è nata la tua passione per la canoa?
A Lecco c’è una forte tradizione sia per gli sport d’acqua sia per quelli di montagna. Io da bambino ho cominciato seguendo lo sci, gli scarponi li ho infilati per la prima volta a quattro anni. Poi, a 12, mi sono avvicinato quasi per caso alla canoa e quest’amore è cresciuto pagaiata dopo pagaiata, sino a segnare la mia vita.
- Quanto la tua famiglia, di origine e costruita, ha influenzato il tuo percorso sportivo?
Sono state entrambe fondamentali. I miei genitori mi hanno avvicinato allo sport praticato con continuità. Sembra strano dirlo ora ma, da piccolo, avevo un fisico gracile, così, verso i 10 anni papà e mamma mi hanno iscritto a nuoto per farmi irrobustire. Sulla scia di uno dei miei fratelli sono passato alla canoa, ho cominciato ad allenarmi con assiduità, sono arrivati i primi risultati positivi e, pagaiando, ho conosciuto mia moglie…
- Hai avuto una lunghissima carriera ricca di successi, qual è stato il tuo successo più significativo?
I bei ricordi legati alle molte gare sono davvero numerosi, dai primi successi nei campionati regionali alle vittorie degli italiani. Sono indimenticabili le emozioni contrastanti della prima delle mie cinque medaglie olimpiche, quella di bronzo, conquistata ai Giochi di Barcellona del ’92, con Dreossi nel K2 500 metri. Dei due ori di Atlanta ’96 quello nel K1 500 metri ha un sapore particolare, perché ha significato molto a livello personale. La soddisfazione più grande della mia carriera sportiva, però, non è legata al risultato di una prova ma all’immenso onore e all’orgoglio di essere stato il portabandiera del mio Paese alle Olimpiadi di Pechino 2008.
- La canoa è uno sport molto duro, faticoso, fisicamente ma anche mentalmente. Quali sono stati, per te i momenti più duri da affrontare? E come sei riuscito a superarli?
Nello sport non c’è nulla di facile, di scontato, sia all’inizio della carriera sia da campione affermato. Come nel quotidiano di tutti, anche per gli atleti le delusioni e le emozioni personali si intrecciano agli impegni agonistici e, inevitabilmente, ne influenzano i risultati. Fatica, lavoro e fiducia nei propri mezzi, saper ascoltare le parole di allenatori e tecnici, mostrare lealtà verso i compagni di squadra e gli avversari, è questo che ti permette di superare le prove più difficili, di trovare un incoraggiamento inaspettato capace di darti la carica ma è anche il segreto per non cadere e farsi male all’apice del successo.
- Hai mai lavorato con uno psicologo dello sport per la preparazione di un evento importante? In che modo pensi ti abbia aiutato e quali, secondo te, sono le caratteristiche mentali necessarie per un canoista?
Non c’è un format mentale standard per un canoista, ognuno è diverso, ognuno ha il proprio carattere, con punti di forza e di debolezza differenti che deve imparare a conoscere. Le motivazioni bisogna averle dentro, non vanno cercate con tecniche o studi e quando spariscono è il momento di ritirarsi o di passare all’attività amatoriale. Certo, la psicologia è il sale della conoscenza dei tecnici più preparati che sanno come pungolarti e stimolarti per aiutarti a dare sempre il massimo…nel 2008 siamo stati seguiti da uno psicologo per preparare il K4
- Tu hai ottenuto grandi successi in vari tipi di barche, K1, K2, K4; in quale ti sentivi più a tuo agio e, secondo te, quanto conta il feeling fra i componenti di una barca?
La canoa è uno sport meraviglioso: ti chiede tanto ma ti rende moltissimo, indipendentemente dalla specialità. Al di là delle amicizie, quando si pagaia insieme si stabilisce con gli altri componenti della barca un feeling particolare che è orientato al risultato. Sentire che la crisi arriva e il tuo compagno ti sostiene è uno stimolo incredibile a non cedere e a cercare e usare energie che pensavi di non avere. Energie che, una volta scoperte, quando gareggi da solo sai di avere a disposizione per uno sprint finale, magari proprio quello che ti porterà la vittoria.
- Dopo anni di carriera sportiva, come si vive il fine carriera? In che modo hai vissuto questa decisione e quali pensieri ed emozioni ti hanno spinto in tale direzione?
Nella vita tutti cambiano con il passare degli anni, si scoprono nuovi interessi, si desiderano nuove sfide. Nello sport succede lo stesso, certo, l’avanzare degli anni ti aiuta a prendere decisioni importanti ma se sono maturate con riflessione non c’è mai rimpianto. Ora posso dedicarmi alla bici, al nuoto, alla moto e a tante altre attività, con gli amici e i figli. Nella mia vita c’è sempre spazio per la canoa ma adesso ho più tempo per la mia famiglia, che è ciò di più importante abbia costruito nella mia vita, e per la mia attività da politico, che è quello che mi appassiona, perché mi permette di aiutare molta gente.
- Ormai è riconosciuto quanto lo sport formi il carattere e rafforzi alcune skills mentali; quali competenze, sviluppate grazie alla tua carriera agonistica, ti hanno aiutato nei tuoi nuovi percorsi professionali?
Quando sei in barca da solo, dopo una dura serie di ripetizioni fermarsi per recuperare e ascoltare i rumori del lago è una sensazione speciale, anche d’inverno, con la pioggerellina che rompe il silenzio della pace assoluta, battendo leggera sullo specchio d’acqua. Se, invece, pagai in compagnia c’è spazio per ridere e scherzare, prima di rimettersi a sudare per dare il massimo insieme. Lo canoa è questo, ti aiuta a conoscerti a fondo, a trovare equilibrio e determinazione, a confrontarti con gli altri, a conoscere i segreti della vita di relazione, a capire che non ci sono difficoltà insormontabili con il duro lavoro e l’applicazione costante. Insegna anche a renderti conto che ognuno di noi ha dei limiti che deve imparare a conoscere e accettare e, magari, che si può lavorare per innalzarli. Lo sport aiuta a crescere come persone prima che come atleti, con lealtà e onestà verso se stessi e gli altri, ecco perché vorrei che tutti i ragazzi praticassero almeno una disciplina.
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