Spesso la pratica sportiva espone gli atleti al pericolo di infortuni. I rischi di incidenti possono essere di natura “sport specifica” (ruoli pericolosi, condizioni di gioco, ecc), o biologica (ad esempio una struttura fisica predisponente) o anche di natura psicosociale (come la propensione al rischio dell’atleta).
In generale la psicologia gioca un ruolo importantissimo sia nella prevenzione che nella riabilitazione da infortunio.
Allenarsi mentalmente significa essere consapevoli del proprio funzionamento, dei propri punti di forza e limiti, anche fisici. E questa di per sé è prevenzione. Un atleta allenato mentalmente e psicologicamente, riuscirà per esempio a gestire meglio l’ansia e ottimizzare l’attenzione, in modo da essere sufficientemente “sciolto” a livello muscolare e ridurre così la possibilità di farsi male durante la pratica sportiva.
Nel post infortunio invece, allo sportivo vengono anzitutto proposte strategie per ridurre l’impatto psicologico dell’incidente, accettare i cambiamenti che esso comporta e predisporsi a un eventuale ritorno all’attività sportiva. Durante il percorso riabilitativo, vengono concordati obiettivi adeguati e progressivi, proposti allenamenti ideomotori e tecniche di gestione del dolore se necessario, accolte tutte le paure e le emozioni spiacevoli che possono emergere, viene supportata una mentalità positiva, facendo in modo che la riabilitazione sia vissuta come un’occasione di autoconsapevolezza e di crescita.
Infine il mental training ha un ruolo notevole anche dopo la riabilitazione, per prevenire nuovi incidenti: infatti l’atleta spesso deve ricalibrare tutta la sua mentalità e la sua sensibilità su nuovi standard, determinati dalle condizioni fisiche dell’infortunio. Viene quindi utilizzato il mental training per scegliere obiettivi adeguati, affrontare e superare la paura e l’ansia legate al rientro in campo, ascoltare correttamente i messaggi del proprio corpo e mantenere la lucidità.