Un esempio per tutti: Valverde, 39 anni e non sentirli
Alejandro Valverde Belmonte (Las Lumbreras de Monteagudo, 25 aprile 1980) è un ciclista su strada spagnolo che corre per il team Movistar. Professionista dal 2002 e soprannominato El Imbatido e Balaverde, è uno scalatore esplosivo e scattista molto veloce allo sprint, in grado di difendersi egregiamente a cronometro. E’ considerato uno dei migliori ciclisti della sua generazione, grazie alla sua grande regolarità e versatilità dimostrata nelle corse di un giorno e nelle gare a tappe; nel ciclismo moderno rappresenta uno dei pochi interpreti in grado di competere ad alti livelli sia nelle classiche che nei grandi Giri.
Brevemente la sua carriera vanta la vittoria di cinque edizioni (record) della Freccia Vallone (nel 2006, 2014, 2015, 2016 e 2017) e quattro della Liegi-Bastogne-Liegi (nel 2006, 2008, 2015 e 2017), oltre a una tappa al Giro d’Italia, quattro al Tour de France e tredici alla Vuelta a España, giungendo sul podio di tutti e tre i grandi Giri, dove l’unica vittoria è la Vuelta a España 2009.
È inoltre il ciclista che è salito più volte (7) sul podio della prova in linea dei campionati del mondo, con una vittoria (nel 2018), due secondi (nel 2003 e 2005) e quattro terzi posti (nel 2006, 2012, 2013 e 2014).
Alejandro Valverde è un highlander e lo sta dimostrando anche in questi giorni in cui si corre la 74esima edizione della Vuelta a España. Il campione del mondo, sul Mas de la Costa, ha centrato il suo successo numero 13 tra le strade del grande giro spagnolo, mettendosi dietro corridori del calibro di Primoz Roglic, Miguel Angel Lopez e Nairo Quintana.
Per raggiungere il Mas de la Costa c’è una strada stretta e irta come un pugnale conficcato nei polpacci dei corridori. Una strada che è entrata per la prima volta nel 2016 nel percorso della Vuelta. È una rampa di quattro chilometri che sembrano infiniti, con pendenze che superano il 20 per cento di quelle che piacciono agli spagnoli, una specie di muro di Huy lungo quattro volte il muro di Huy.
Faceva terribilmente male per non aggiudicarsela di prepotenza.
QUAL E’ IL SEGRETO DI TANTA LONGEVITA’?
Nel corso dei secoli, sempre che si voglia dar per buona la convinzione degli abitanti della Franja de Aragón, anche Mas de la Costa probabilmente è stato visitato dallo spirito di Alejo, sicuramente molto spesso è visitato dallo stesso vento che dello spirito porta il nome. Un vento che si è materializzato oggi in sella a una bicicletta, cavalcata da un uomo che molto ha da spartire con quella presenza. Sia per nome, Alejandro. Sia per ricorrenza, infinita (o quasi). Perché anche Alejandro Valverde, nel suo piccolo, è millenario, almeno se si paragona il tempo della terra con quello del ciclismo.
A trentanove anni compiuti Alejandro Valverde è ancora lì, avanti a tutti con le braccia al cielo a festeggiare una nuova vittoria, la numero 127 in carriera. Oggi nella settima tappa della Vuelta, ieri ai campionati spagnoli, alla Route d’Occitanie o all’UAE Tour, nemmeno un anno fa ai Mondiali di Innsbruck.
L’ Embatido è uno spirito senza tempo del ciclismo. Continua a essere presente e protagonista nonostante il tempo che passa, un tempo che è sovrano per tutti, ma che lui ha deciso di ignorare. In cima al Mas de la Costa ha preceduto Primož Roglič, Miguel Ángel López e Nairo Quintana. Lo ha fatto dopo aver gestito d’esperienza la salita, accelerando di giovinezza nel finale. Li ha messi in fila, si è liberato della loro presenza, ha ribadito per l’ennesima volta che lui, don Alejandro, si diverte ancora a pedalare, che sa che il suo tempo non sarà eterno, ma che di energie ce ne ha per vincere ancora.
Cosa permette ad atleti come Valverde di continuare a vincere anche quando il corpo fisiologicamente e per natura inizia inevitabilmente a vacillare?
La sua benzina è la passione, è la motivazione, è il senso di auto-efficacia, perché come lui c’è solo lui. E lo sa bene. Questa è la sua forza.
In uno sport logorante come il ciclismo, soprattutto fatto a livelli di eccellenza per decine di anni, è raro trovare campioni del suo calibro, ancora assetati di vittoria come vampiri a caccia di giovani donne.
La sua tenacia è un esempio per ogni atleta; affronta corridori di 10-15-20 anni più giovani di lui e vanta spavaldo la sua esperienza, non accusa il confronto di età.
Ricerca il dolore e lo sopporta per ore: non è insensibile all’acido lattico, ma sicuramente è padrone della sua mente e governa i suoi pensieri con pregevole maestria, sapendoli sfoderare con tempismo perfetto laddove decida di sferzare un attacco vincente.
Non ha paura di niente e di nessuno, in sella sa di essere in buona compagnia: la sua testa è sempre con lui, più forte che mai.
Stefania Cicali
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