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Non pensare all’elefante rosa: attenzione e concentrazione

Non pensare all’elefante rosa: attenzione e concentrazione

RUIZ JR vs JOSHUA

In questi giorni siamo stati spettatori di un’inattesa quanto incredibile vittoria del “panciuto e morbido” Andy Ruiz Jr – “petto floscio e fianchi adiposi”, come è stato definito – su Anthony Joshua, prestante campione del mondo che in tre anni di podio non aveva ancora conosciuto sconfitte. È un evento che ci sorprende tanto da chiederci come sia tecnicamente possibile.

GLI EFFETTI DELLE ASPETTATIVE

Sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, qualunque sia la sua condizione (atletico, snello, tozzo, massiccio o sproporzionato), può apportare vantaggi e benefici a dispetto delle aspettative. Se pensiamo a come può essersi sentito Ruiz possiamo immaginare quanto sia stato difficile mantenere stima di sé e concentrazione nel sottofondo di voci critiche che lo davano per sconfitto ancora prima di gareggiare. Eppure le previsioni sono state deluse. Che ruolo avrà avuto la capacità di Ruiz Jr di ascoltare e “star bene” col proprio corpo e la sua abilità di mantenere la concentrazione nonostante tutto?

IL CONTROLLO DELLA MENTE

Bene, quindi ora leggi l’articolo con attenzione e…. NON PENSARE a nessun elefante rosa per tutto il tempo della lettura.

Quante volte siamo stati ripresi a scuola perché non eravamo attenti? E nello sport quante competizioni sono state perse perché gli atleti “non erano abbastanza concentrati”?

Ci si impone di rimanere concentrati solo sul quel che stiamo facendo ma, paradossalmente, si finisce col pensare a elementi estranei alla gara:

“Chi c’è tra il pubblico?”

“Se sbaglio cosa penseranno di me?”

Vorremmo negare certi pensieri ma finiamo col metterli in primo piano nella nostra mente.

Molto spesso gli sportivi si trovano alle prese con questo tipo di esperienze in cui i pensieri intrusivi prendono il sopravvento e l’emozione diventa ingestibile fino ad ostacolare la prestazione. In questi casi l’attenzione rimane sui pensieri non pertinenti e sugli stimoli esterni alla gara piuttosto che rimanere “concentrata” e focalizzata sul gesto atletico.

MA COSA SONO L’ATTENZIONE E CONCENTRAZIONE?

L’attenzione è una facoltà mentale che ci permette di dirigere la nostra coscienza su particolari stimoli, ignorandone altri. È un processo che si può imparare a gestire, al fine di migliorare la nostra efficienza, concentrarci sugli elementi utili alla prestazione ignorando quelli inutili o dannosi.

Distinguiamo due tipi di attenzione: quella involontaria o spontanea e quella volontaria. La prima segue gli stimoli ambientali così come si presentano all’individuo, mentre l’attenzione volontaria si focalizza intenzionalmente su un determinato stimolo o su un obiettivo. L’attenzione volontaria mantenuta nel tempo si definisce concentrazione: è questa nello sport rende possibili prestazioni più efficaci, perché focalizzate sul compito in modo stabile.

COME SI FA??

La ricerca psicologica ha inquadrato numerose strategie per realizzare il controllo della mente e quindi dell’attenzione e della concentrazione. Uno dei metodi più interessanti consiste da una parte nel focalizzare la mente sugli elementi utili alla prestazione; dall’altra nell’accettare l’idea che i pensieri intrusivi possano esistere nella nostra mente come idee passeggere che si affacciano alla coscienza e scompaiono. Quindi, per quanto sembri contro intuitivo, per diradare e calmare i pensieri inutili non dobbiamo scacciarli con forza ma dobbiamo accettarli e lasciarli scorrere con noncuranza.

In questo modo alleniamo la nostra mente allo stato di “detached mindfulness” restando concentrati sul “presente che conta” e distaccandoci da ciò che costituisce una distrazione rispetto al nostro compito.

Impariamo quindi a:

  • SELEZIONARE gli stimoli su cui focalizzare l’attenzione ed ESCLUDERE quelli irrilevanti
  • DIRIGERE l’attenzione al momento opportuno verso le informazioni pertinenti
  • MANTENERE l’attenzione sugli stimoli rilevanti.

CONSAPEVOLEZZA CORPOREA E GESTIONE MENTALE

Le tecniche di rilassamento e un training propriocettivo finalizzato ad “ascoltare” il proprio corpo, sull’esempio di Ruiz, avendone una maggiore consapevolezza, fanno da supporto per una migliore gestione della concentrazione, facendo altresì da base per le successive fasi di visualizzazione ideomotoria.

In conclusione, seppur dispiaciuti per Joshua, possiamo congratularci con Ruiz Jr per il coraggio e la fermezza con cui ha portato a termine la sua ambiziosa performance senza elefanti distrattori!

E tu, quante volte hai pensato all’elefante rosa?




Alessandra Nobile



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