292019Apr
Il Karate come stile di vita – Intervista a Viola Lallo

Il Karate come stile di vita – Intervista a Viola Lallo

Viola Lallo, cintura nera 3° DAN di Karate, è un’atleta classe 1996 di interesse nazionale e internazionale. Negli ultimi anni, oltre ad aver esordito in maniera eccellente al Campionato Mondiale di Karate 2016 a Linz, si è contraddistinta per aver conseguito dei notevoli risultati tra cui la medaglia d’argento ai Campionati Italiani Assoluti (categoria -61kg), il bronzo ai XVIII Giochi del Mediterraneo svolti a Tarragona (categoria -61kg), l’oro ai Campionati Italiani Assoluti a Squadre Sociali e l’oro nei Campionati Assoluti Senior 2019. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di scoprire qualcosa in più sulla sua storia e sul suo rapporto con la mente.

Come hai iniziato a praticare il karate? Quanti anni avevi? Cosa ti piaceva?

Ho iniziato all’età di 5 anni e mezzo perché mia madre voleva che praticassi uno sport. All’epoca aveva pensato di farmi provare con la ginnastica artistica, ma, una volta arrivate alla palestra, siamo passate davanti a una delle stanze e ho visto un allenamento di Karate. Mi sono fermata a guardare e in quel momento ho capito che volevo fare quello.

Avevi un sogno nel cassetto fin dall’inizio oppure lo hai maturato nel tempo?

Inizialmente no, ero piccola e pensavo solo a divertirmi. Crescendo poi, visto che le gare andavano sempre meglio, i risultati cominciavano ad arrivare insieme ai sogni. Quando poi a 10/11 anni sono stata chiamata in nazionale, il mio idolo era Davide Benetello che era nelle Fiamme Gialle della Finanza. Quindi il mio sogno era quello di entrare in un gruppo sportivo e andare in nazionale.

Da poco hai iniziato la carriera professionistica nel gruppo sportivo dei carabinieri, come vivi questa esperienza? Quali sono state le sfide in questa nuova avventura?

Questa esperienza è un sogno e me la vivo appieno perché l’ho cercata, voluta e di cui vado veramente fiera. È tosta e mi sono dovuta abituare alla nuova città (Roma, ndr), a vivere da sola e ad allenarmi due volte al giorno tutti i giorni… All’inizio è stato molto difficile.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e su cosa stai lavorando?

Adesso sto cambiando categoria di peso: da -61kg a -50kg quindi ho dovuto fare una dieta per cambiare il corpo e il modo di combattere. Il prossimo obiettivo sono le Serie A che sono le gare di un circuito che servono per la qualifica olimpica. Mi sto allenando a combattere in under 50kg con altri stimoli e altre velocità e devo dire che la prova agli italiani è andata molto bene e ho vinto gli italiani assoluti di categoria dimostrando di poter competere a un ottimo livello.

Secondo te quali sono le caratteristiche mentali di un buon karateka?

Prima di essere uno sport, il Karate è una disciplina e un modo di vivere che forma il carattere e ti fa crescere sia nelle maniere che nello sport. Di conseguenza, un atleta è karateka dentro e fuori il tatami. Soprattutto in gara ci dev’essere tanta concentrazione sull’obiettivo che si vuole raggiungere. Ognuno ha un obiettivo diverso: c’è chi vuole divertirsi e chi vuole vincere le gare. Ovviamente per un professionista l’aspetto mentale è molto importante.

Utilizzi delle strategie mentali per affrontare le tue gare? Hai dei rituali? Delle parole speciali che ti dici prima della prestazione?

Sono una persona che si agita molto e soffre molto la gara, ma non utilizzo strategie mentali specifiche. Piano piano sto imparando a controllare la mia emotività con la respirazione provando a usare dei rituali. Mi devo caricare con l’adrenalina facendo un bel riscaldamento, alzando i battiti e “sentendo” la gara. Poi, quando sto per combattere, cerco di tranquillizzarmi: mi fermo, chiudo gli occhi e respiro. Prima non mi dicevo niente di particolare, ma avevo dei pensieri contrastanti tipo: “Entro e vinco” e subito dopo mi chiedevo: “Ma se perdo?”. Questi pensieri mi portavano un po’ di squilibrio. Ultimamente mi sto ripetendo una frase: “Oggi è un dono e per questo si chiama presente”, questo perché non devo pensare a una possibilità futura, ma devo essere focalizzata sulla mia prestazione presente.

Da un punto di vista mentale, quali sono i tuoi punti di forza?

Penso che i miei punti di forza siano anche i miei punti deboli. Ho una grande testa quando riesco ad attivarmi al 100%, ma questo non sempre accade. In certe gare trovo una serenità mentale che mi fa affrontare la gara come se fossi la più forte del mondo e come se nessuno fosse forte quanto me. In altre, invece, mi faccio sovrastare da questa cosa perché la mia mente gioca a mio sfavore.

Quali sono le figure che ti hanno aiutato maggiormente nel tuo percorso?

Sicuramente innanzitutto la famiglia. Senza di loro non sarei dove sono oggi. Quando non ero professionista e partecipavo alle gare sia in Italia che all’estero, i miei genitori hanno fatto di tutto per farmi partecipare e farmi inseguire questo sogno. Poi devo molto anche al maestro Francesco Puleo che ha inciso tanto nel mio percorso perché è arrivato in un momento in cui stavo per mollare a causa di alcune sconfitte che mi avevano lasciato molti interrogativi su quello che stavo facendo. Lui mi ha aiutato molto dicendomi che questo sarebbe stato il mio percorso e avrei dovuto continuare. Infatti anche per questo sono riuscita a entrare nel gruppo sportivo: ci ho creduto fino alla fine anche grazie al sostegno di Francesco e della palestra.

Hai mai collaborato con uno psicologo dello sport?

Sì, con la dottoressa Francesca Denaro. È stata la mia prima esperienza con uno psicologo dello sport e mi è spiaciuto doverla interrompere perché ha dato un valore aggiunto a tutto l’allenamento che faccio. L’allenamento non è solo fisico, ma anche mentale. Posso essere al 100% a livello fisico, ma se la mia mente va contro corrente non arriverò mai al risultato. Mi sono trovata benissimo. Adesso sono due settimane che ho iniziato a collaborare con uno psicologo dello sport del centro sportivo presente nella palestra della caserma.

C’è una gara che ti è rimasta particolarmente nel cuore?

Sì, la mia prima esperienza al mondiale senior a Linz nel 2016 perché mi ha dato l’opportunità di partecipare alla competizione individuale e di squadra. Ho disputato 5 incontri e per un po’ di sfortuna non sono riuscita ad arrivare a medaglia. È stato bellissimo perché è stata una gara che ho affrontato con una mentalità rilassata sapendo che dovevo dimostrare quello che sapevo fare e ci sono riuscita al 100% stando con la mente libera e tranquilla. A squadre abbiamo raggiunto il quinto posto. È stata una gara difficilissima perché c’erano 60 squadre partecipanti provenienti da tutto il mondo ed era a peso open quindi poteva capitarmi, come effettivamente è stato, un’atleta della categoria +68kg quindi altezze, distanze e velocità diverse il che può essere anche molto pericoloso. Questa esperienza mi è rimasta nel cuore perché sono uscita da quel tatami essendo molto orgogliosa di me e di quello che avevo fatto.



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