Favorire l’esercizio fisico: il panorama italiano e le future soluzioni
LOTTA ALL’OBESITA’ NEL PIANO DI PREVENZIONE DEL GOVERNO
«L’obesità è una patologia, e su questo non devono esserci dubbi – ha detto il ministro Giulia Grillo, le cui parole sono state riportate dal Quotidiano Nazionale – Per questo il ministero della Salute ha inserito l’obesità all’interno del Piano nazionale prevenzione, poi declinato nei piani regionali». La prevenzione è fondamentale anche perché gli studi effettuati sugli italiani hanno rivelato un quadro abbastanza preoccupante, con il peso in eccesso che rappresenta un vero e proprio problema.
L’obesità è da considerarsi vera e propria patologia, figlia del suo tempo in quanto figura senza alcun dubbio tra le cosiddette “patologie del benessere” , dovuta a fattori genetici, influenze ambientali e fattori sociali. Raramente si tratta di obesità secondarie, cioè dovute ad altre patologie come ad esempio l’ipotiroidismo, l’ipopituitarismo e l’ipercorticosurrenalismo (sindrome di Cushing). L’obesità è dovuta ad un bilancio energetico positivo. In altri termini, le calorie ingerite con l’alimentazione quotidiana sono superiori alle calorie spese nell’arco della giornata; tutto ciò porta ad un surplus di energie che l’organismo trasforma in grasso e conserva negli adipociti, le cellule che formano il tessuto adiposo, vero e proprio magazzino di riserve energetiche. Un bilancio energetico positivo può essere determinato da una iperalimentazione, quindi eccessive quantità di cibo ingerito, ma anche da una ipoattività. E’ da tempo noto che l’ipoattività fisica giochi un ruolo fondamentale nell’origine dell’obesità. Essa è determinata dalla diffusione di uno stile di vita sempre più sedentario, con prototipi di lavori statici come quello d’ufficio, abitudini scorrette come l’uso costante di ascensori, automobili, telecomandi e in generale tutti quei mezzi che portano comodità nella nostra vita.
Al termine della pubertà si viene a determinare il numero di adipociti dell’età adulta, quantità che rimane all’incirca invariato per il resto della vita.
È quindi l’adolescenza il periodo critico in cui si stabilisce il potenziale di obesità di un individuo, dato dal numero di adipociti.
L’OBESITÀ INFANTILE
L’obesità infantile è in continuo aumento nelle popolazioni ad alto tenore socio-economico, questo è un dato che deve far riflettere, poiché un giovane obeso con ogni probabilità sarà un adulto obeso. Il bambino obeso tende, a causa della sua condizione, ad autoescludersi dalle normali attività ludiche, incentivando il muoversi poco, motivo di un ulteriore aumento di peso. S’instaura, così, un circolo vizioso di inattività, che porta un bilancio energetico positivo, quindi un aumento dell’obesità dalla quale consegue una riduzione delle capacità motorie, per giungere poi ad un grado maggiore di inattività. Le maggiori fonti di inattività dei giovani sono la televisione, il computer e i videogames. Il tempo passato dai ragazzi davanti a questi apparecchi, il modello di attività fisica dei genitori e le cattive abitudini alimentari (merendine, patatine e snack fuori pasto), sono in correlazione diretta con l’incremento dell’obesità infantile.
Esiste poi un ulteriore fenomeno che è quello dell’abbandono sportivo o cosiddetto drop-out che colpisce, circa un ragazzo su dieci tra i 12 e 14 anni in Italia, superando la media europea che si aggira attorno all’8%.
PATOLOGIE CONSEGUENTI ALL’OBESITÀ
L’obesità accorcia la vita media dell’uomo, essendo un fattore di rischio per lo sviluppo di importanti patologie vascolari come l’aterosclerosi, l’ipertensione arteriosa, l’ischemia del miocardio e l’insufficienza cardiaca. È responsabile inoltre di patologie respiratorie e dismetaboliche come il diabete di tipo II, ancora è causa di malattie articolari come l’artrosi, ed è infine nota la relazione tra l’obesità e l’insorgenza delle malattie neoplastiche (tumori).
LA SCONVOLGENTE SITUAZIONE ITALIANA
In Italia l’obesità rappresenta un’emergenza: è la seconda causa evitabile di tumori dopo il fumo ed è collegata a 13 diversi tipi di neoplasie, tra cui stomaco, pancreas, esofago.
Per farvi fronte servono informazione, terapie e, soprattutto, prevenzione.
Poiché l’eccessivo aumento di peso, come dimostra il recente rapporto pubblicato dall’Italian Obesity Barometer Report in collaborazione con l’Istat, è conseguenza di una vita sedentaria – oltre un giovane su 3, al Sud, non pratica attività fisica, per contrastare il fenomeno, il ministero della Salute sta pensando a soluzioni concrete. «Oltre alle strategie previste, e al protocollo firmato con il Miur per iniziare a sensibilizzare gli studenti sul tema, – ha annunciato Grillo – un altro tema allo studio è quello di favorire l’attività fisica attraverso attività di promozione e incentivazione per le fasce più fragili della popolazione». Si tratta, ha spiegato il ministro, di «incentivi per la frequenza di impianti sportivi rivolti a chi intraprende un percorso di perdita di peso, naturalmente seguito dal Servizio sanitario regionale. Un progetto che parte dalla considerazione che purtroppo oggi l’accesso all’attività sportiva non è alla portata di tutti».
Il ragionamento ha una logica ed è stato spiegato dal ministro della Salute Giulia Grillo: le persone in sovrappeso o con problemi di obesità hanno un costo sulle casse dello Stato tra i 5 e i 10 miliardi.
Le possibili soluzioni vanno dagli sgravi fiscali ai ‘buoni’ per gli obesi che frequentano le strutture sportive. Soldi che poi rientrano nelle casse dello Stato sotto forma di risparmio nella spesa sanitaria.
L’IMPORTANZA DELL’ESERCIZIO FISICO NELLA CURA DELL’OBESITÀ
L’esercizio fisico praticato razionalmente, in maniera programmata e con continuità, oltre alla perdita dell’eccesso ponderale, apporta nel tempo degli adattamenti fisiologici molto importanti nella terapia dell’obesità.
È da tener presente che esistono delle limitazioni fisiche e psicologiche per gli obesi in alcuni sport. Specialmente nei primi periodi di attività infatti, l’obesità rappresenta un limite per l’efficienza della prestazione, quindi comporta un danno psicologico e una sollecitazione eccessivamente gravosa per le articolazioni soprattutto degli arti inferiori. Ci sono sport come il nuoto e il ciclismo che sono sempre raccomandabili poiché comportano una grande spesa energetica ma non un altrettanto grande stress articolare.
LA MENTE DEVE TRAGHETTARE IL CORPO
Risulta evidente la necessità di affiancare un percorso di preparazione mentale per rendere più attuabile quello prettamente fisico.
Ci vogliono motivazione profonda e determinazione per affrontare il cammino verso la forma fisica.
Una persona che decide di migliorare la propria vita, in una dura battaglia come quella contro l’obesità, ha bisogno di supporto mentale poiché sono molti gli ostacoli e le tentazioni da cui doversi sottrarre.
La preparazione psicologica gli consente di acquisire grinta e tenacia per mantenersi sulla strada faticosa del dimagrimento, trarre enormi benefici e vivere il proprio percorso verso il benessere, radiosamente.
Con l’allenamento viene a crescere l’efficienza fisica dell’individuo, progressivamente scompaiono i limiti fisici alla prestazione. Il peso corporeo diminuisce e migliora la composizione corporea (rapporto massa magra/massa grassa), aumentano la forza, la resistenza e migliora l’abilità motoria. Tutto ciò porta all’abbattimento dei limiti psicologici spesso freno dei soggetti obesi, c’è una crescita dell’autostima e della fiducia in sè stessi. A rinforzare questi risultati oltre alla migliorata capacità di prestazione, contribuisce anche il miglior aspetto fisico ottenuto con l’esercizio ed una corretta alimentazione.
Si instaura in questo modo un circolo virtuoso tra mente e corpo che regala incredibili soddisfazioni a chi per anni non ha avuto la motivazione giusta o non ha trovato la chiave del proprio benessere.
Stefania Cicali
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